domenica 24 gennaio 2010

"Polifonie di sguardi" - 27 gennaio "Giornata della memoria"



A molti può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente,che ogni straniero è nemico"
Àrhat Teatro, in occasione del 27 gennaio "Giornata della memoria" presenta:
Domenica 31 gennaio ore 20.30
Presso Centro San Rocco Calcinate (Bergamo)
"Brausebad" (Spettacolo teatrale... sull'inferno di Auschwitz)


Come corsista/attore di Àrhat Teatro, ormai al trerzo anno di corso, anch'io partecipo allo spettacolo "Brausebad". Mi piacerebbe incontrarvi, Domenica 31 gennaio, per condividere le emozioni che la rappresentazione teatrale fanno emergere dal cuore.


Per chi fosse interessato a seguire tutti gli eventi: cliccate qui e sarete indirizzati alla pagina di presentazione di tutta la rassegna "Polifonie di sguardi".

Di seguito una breve descrizione della rappresentazione di "Brausebad"
"Il suo viso è rivolto verso il passato. Laddove noi percepiamo una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che continua ad ammucchiare relitti su relitti e li getta ai suoi piedi..."

(Walter Benjamin)
Da qui "Brausebad", questo spettacolo realizzato con un gruppo di corsisti/attori a conclusione di un corso particolare di teatro proposto da Àrhat Teatro.
Auschwitz: un nome che si abbatte sulla/nella storia, che mette in moto un'onda di reazioni, che continua a scavare dentro di noi, a interrogare con nuove e vecchie domande, a soffiare forte sulle corde anche più "prossime" della "nostra" storia...un nome, un luogo, una tragedia che incutono timore e angoscia, che provocano rabbia e sgomento... e che pure, sempre più, è necessario affrontare senza ritrarre lo sguardo, pur consapevoli dei confini della pietas. È la crudezza della storia, unita alla sua complessità e alla violenza dell'uomo, che deve essere sondata, conosciuta, detta, ...fatta gesto, parola, azione/memoria forte e viva...
Il laboratorio condotto ha centrato la sua attenzione su alcuni principi nodali del lavoro di training dell'attore che i grandi innovatori teatrali del novecento hanno sviluppato e fatto conoscere, rovesciando le linee canoniche su cui normalmente corre l'approccio con il teatro.
Si è lavorato essenzialmente attorno all'idea di un teatro in cui il corpo dell'attore è elemento sostanziale (e in esso, in un intreccio inscindibile ed estremamente materico, sta la parola... come suo prolungamento), un corpo che si riappropria di sotterranee e potenti capacità espressive e, man mano, di tecniche, perché ogni sua azione possa manifestarsi con pienezza e precisione in un complesso quadro di relazioni che poi lo spettacolo impone: dunque corpi in azione che sono vivi e "colpiscono" con la credibilità di questo loro "essere in vita" nel momento rappresentativo, azioni, gesti, immagini che sono stati incorporati e sanno sorprendere, tenere desta la necessaria, costante presenza dell'attore consentendo allo spettatore una partecipazione intensa fin dai primi "respiri" in cui si imbatte al momento dell'ingresso in sala.
I corpi degli attori hanno "fatto memoria" di un percorso "incorporandolo", quindi iniziando a gestirlo da "attori", una memoria che è parte di essi stessi, della loro complessità e dunque attiva, creativa, tesa all'oltre. "Brausebad" , ovvero doccia, la doccia finale dove il corpo diveniva "materiale del funzionamento della macchina dello sterminio".
Occorre ricordare, dando un senso alla memoria perché non resti stantio o celebrativo racconto, perché sappia incorporarsi in un organismo vivo facendosi testimonianza e nel contempo prospettiva. È la stessa logica di questo cammino di teatro e, forse anche per questo vi è stato l'incontro con un tema che tanti timori continua a suscitare, o che è troppo spesso rivisitato unicamente come logoro "atto dovuto". I corsisti /attori accolgono gli spettatori all'ingresso mentre i loro corpi raccontano, qui e ora, che dopo Auschwitz tutto ciò che si può fare è "raccontare di non saper più raccontare"... eppure raccontano e il loro incedere squarcia le solidità dello spettatore. È un incedere anche fisico, verso il confine dello spazio scenico separato dallo spettatore (il campo), per conoscere "da dentro", per incorporare fino in fondo, per tentare da dentro un ultimo gesto creativo dei loro corpi... E qui l'impasto fra racconto e storia si mostra in tragedia, urlo... Brausebad... annientamento. Ma da quella "camera bianca" (la sala del gas) gli attori riemergono e con la forza evocativa di ciò che è stato possono tornare tra a noi a interrogarsi, a interrogarci, a interrogare Dio stesso... a cogliere e tradurre rabbia e sgomento ("...davanti a loro la terra trema e le stelle non brillano più" Gioele 2,10), mentre ogni spettatore guardandosi allo specchio "si dice"... "può dirsi".
"E quella stanza bianca... si è formata dal soffocamento. E in fondo non è affatto una stanza, è un gesto..."(David Grossmann)

Brausebad: Spettacolo ispirato a "Brausebad di Maurizio Bonfanti: cinque porte in memoria della Shoah"
Testi tratti da: Elie Wiesel, Primo Levi, Gioele, S. Scardocchia
Collaborazione alla ricerca:Fiorenza Roncalli
Musiche da:Goran Bregovic, Full Metal Jacket, Yann Tiersen, Vangelis, Canti della Passione, Doors
Con: Cristina Cavallari, Valentina Salvetti, Letizia Farina, Maria Grazia Butti, Michela Sabia, Stefania Locatelli, Chiara Bacis, Elena Ranghetti, Martina Persico
Partecipazione straordinaria: Samuele Farina.
Regia: Pierluigi Castelli

2 commenti:

  1. Ciao! molto bello il tuo blog, visto che sei un'insegnante ne approffitto per segnalarti un'iniziativa lanciata dalla mia associazione culturale, che spero possa interessarti. si tratta di un concorso letterario per scuole elementari e medie: http://artelario.wordpress.com/2010/01/17/uniniziativa-per-giovanissimi-scrittori/

    spero che la cosa possa interessarti

    ciao :D

    Maria

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  2. Ciao Arte, benvenuta sul blog e grazie per l'apprezzamento. Appena ho un attimo di tempo prenderò visione dell'iniziativa che mi hai segnalato. Ti farò sapere.

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